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La Scuola Bhajan
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Schema per l' apprendimento di nuovi bhajan

 

 

 

argomenti
  Il testo
  Le prove - prima esperienza della vibrazione
  Il coordinatore Bhajan
  Il lavoro in gruppo
  Lo studio del Bhajan
  L'ascolto e lo studio delle cassette
  Melodia e ritmo
  Analisi strutturale del Bhajan
  Il sentimento
  L'interpretazione
  L'utilizzo della voce - il diaframma - i muscoli addominali
  Il respiro
  Ascolto in silenzio
  Conoscere il significato delle parole
  Memorizzare i Bhajan
Il testo

IL TESTO

- iniziare il lavoro su nuovi bhajan partendo dal testo.

- esaminare gli accenti - memorizzare le parole

STUDIARE IL SIGNIFICATO DELLE PAROLE.

LA MELODIA (RAGA)

- ascoltare ripetutamente le cassette registrate con i canti devozionali

- inizialmente cantare il bhajan insieme al coro

- quando si conosce meglio il bhajan, cantarlo con il bhajan leader.

IL RITMO (TALA)

- è importante partire con il ritmo e l'intensità giusti

- prestare attenzione se le righe iniziano in battere o in levare

- prestare attenzione alla quadratura del tempo (non attaccare prima o dopo)

- cercare di mantenere il ritmo

IL SENTIMENTO (BAVA)

Ognuno lascerà esprimere il proprio cuore

(sapere il significato di ciò che si canta é di fondamentale importanza)

Le prove - prima esperienza della vibrazione
Spesso commettiamo l'errore di credere che un bhajan vada imparato scolasticamente per poi essere cantato nella sessione bhajan del giovedì o della domenica, non considerando l'incredibile valenza di strumento evolutivo che ha durante la fase di apprendimento; le prove bhajan rappresentano un parte altrettanto importante se non di più.

Come si fa ad imparare melodia e ritmo (Raga e Thal) se non esiste un momento e un luogo dove ognuno possa “sbagliare liberamente” nel cercare di migliorare il proprio livello e in conseguenza quello del gruppo?

Nell'apprendimento del bhajan si svolge la prima vera esperienza vibrazionale; l'inizio di un processo di armonizzazione. Non si può pertanto fare altro che ribadire che l'apprendimento del bhajan è già di per sé pratica spirituale. Non esistono persone stonate, semmai musicalmente non educate o inibite, che attraverso la pratica possono sviluppare la loro musicalità personale.

Il coordinatore Bhajan

Svolge un compito non semplice; trattare con l'espressività delle persone, tocca aspetti delicatissimi e complessi dell'essere e molto spesso gli insegnanti poco amorevoli hanno causato ai loro allievi grossi danni.

La funzione del Coordinatore bhajan è quella di fare da tramite tra il cantore e il bhajan curando ogni minimo particolare di ciò fin qui citato e non ultima l'espressione del sentimento (interpretazione). Il Coordinatore bhajan dovrà adattarsi al carattere del cantore a cui sta insegnando il bhajan, cercando di comprendere fino a quale punto egli possa arrivare a esprimersi guidandolo con dolcezza e pazienza. Dovrà mantenere sempre la calma e non farlo mai sentire a disagio, deve anzi ricordare sempre che gli sbagli e le stecche fanno naturalmente parte delle prove.

Dovrà essere capace di non mortificare nessuno per nessun motivo, saper mantenere l'ordine e la disciplina e al tempo stesso alto lo spirito gioioso del lavoro di gruppo. Questo significa per il C.B., esercitare un grado elevato di attenzione a tutti i livelli. Il gruppo dovrebbe dal canto suo cercare di offrire tutta la collaborazione possibile e sostenere il C.B. nel suo lavoro. Logicamente il C.B. dovrà avere buona padronanza dei bhajan e saper scegliere i bhajan da provare anche in base alle possibilità tecniche del gruppo. Se il gruppo di cantori è inferiore alle 9-10 persone può lavorare individualmente, in caso contrario sarà diviso in piccoli gruppi di due o tre persone. (va detto che bhajan apparentemente semplicissimi si possono rivelare, ad un ascolto attento, molto complessi. Mentre il C.B. prova con un cantore, gli altri ascoltano attenti in silenzio.

Il lavoro in gruppo

E' la forza della scuola bhajan e nell'esperienza di molti, una scuola bhajan con la giusta impostazione ha sempre creato un gruppo affiatato con grande spirito di fratellanza. La disposizione più funzionale durante le prove è in circolo.

Lo studio del Bhajan

Va premesso che i bhajan si imparano ad orecchio cercando di cogliere tutte le sfumature per poi cercare di ricantarle. I consigli che seguono possono essere utili per chi non conosce bene la musica ma il primo requisito è quello di imparare ad ascoltare. Ci si avvale di un mangianastri e delle cassette registrate nel Mandir. Si ascolta in silenzio il bhajan per intero e lo si commenta brevemente: chi ha qualche impressione la esprime. Si ascolta la prima riga e a turno il C.B. la fa ripetere a tutti soffermandosi su ognuno fino a quando non è stata assimilata.

Mentre il C.B. sta lavorando su un cantore gli altri ascoltano e memorizzano. Finita una riga si passa alla successiva, ricantando insieme il bhajan dall'inizio fino al punto in cui si è arrivati. In media un bhajan semplice lo si apprende in 2 ore di lavoro. I cantori dovrebbero cercare di imparare le parole del bhajan a memoria.Quando si impara un bhajan si dovrebbe evitare l'uso delle percussioni per utilizzarle successivamente quando si sarà acquisita maggiore padronanza della melodia.

L'ascolto e lo studio delle cassette

E' evidente che se consideriamo la pratica del bhajan dal punto di vista fin qui esposto, per cominciare sarà necessario essere forniti di cassette possibilmente registrate nel mandir nelle quali traspare sempre la devozione dei bhajan leader (diffidate delle cassette registrate in studio, spesso non hanno la stessa devozione di quelle registrate nel Mandir alla presenza di Sai Baba.).

Ascoltare un bhajan per impararlo è già di per sé una Sadhana se fatto nella maniera giusta. Si lavora "riga per riga" e se necessario ( a seconda della complessità del bhajan) lo si suddivide ulteriormente. Si ascolta in silenzio la "porzione" di bhajan che stiamo per imparare, come detto, mai più di una riga alla volta (salvo che non si tratti di righe uguali con qualche parola diversa).

Portiamo, per prima cosa l'attenzione alle note, alla scala della melodia (raga) e cerchiamo di risuonarle nota per nota (possibilmente con un armonium), se troviamo difficile l'apprendimento di quella parte di melodia possiamo ulteriormente scomporla in più parti. Successivamente ci concentriamo su eventuali fioriture virtuose del cantante della cassetta, cercando di essere realistici rispetto ai nostri limiti vocali. Focalizziamo poi la nostra attenzione sulla divisione ritmica della melodia abituando il nostro orecchio a distinguere una quartina da una terzina ecc. Noi occidentali abbiamo spesso la tendenza ad appiattire il ritmo di una melodia di un bhajan. Proprio l'attenzione alla divisione ritmica di una frase musicale ci avvicina a cogliere la bellezza del bhajan e a risvegliarla in noi al tempo stesso. Se la divisione ritmica della frase risulta complessa possiamo provare a ripeterla a "Rap" in maniera monocorde, senza cantare le note della melodia, in altre parole dovremmo solfeggiare la frase del bhajan. Più che il mero apprendimento del bhajan in sé e per sé, andrebbe considerata la pratica in senso più ampio, considerando che c'è una crescita progressiva più profonda rispetto al linguaggio musicale.

Ultima parte dell'ascolto è quella di portare questa volta l'attenzione sul sentimento che la voce registrata sulla cassetta sta esprimendo. Osserviamo quali sono i sentimenti che il cantore esprime e cerchiamo di sperimentarli su noi stessi cantando a nostra volta con lo stesso intento. Un bhajan può essere cantato alla perfezione: note - ritmo, come Sai Baba puntualizza spesso, se non è cantato con sentimento o, meglio, non diventa messaggero d'amore, la pratica non trova il suo compimento.

 
Melodia e ritmo

Perché siamo rimasti "rapiti" quando abbiamo sentito i bhajan per la prima volta? Le ragioni sono molte e profonde ma le più evidenti sono che per prima cosa i bhajan nella media trovano nella apparente semplicità di melodia e ritmo, un altissimo livello compositivo ciò che li rende particolari soprattutto all'orecchio di un occidentale, è il modo in cui ritmo e melodia vengono pronunciati. La struttura ritmica di base (tabla - Mridanga - tamburelli e cimbali) si articolano (nella maggior parte dei casi) su cadenze (o pattern) semplici di 2/4 (i quarti corrispondono a un battito delle mani nell'accompagnamento dei bhajan). Va detto per inciso che il tempo di 2/4 è il tempo della vita - respiro - battito cardiaco - camminare - il dualismo tutto si svolge sui 2/4.

La melodia del bhajan ha quasi sempre una raffinatissima struttura ritmica articolata. Le più complesse frasi in levare si alternano alle più semplici in battere creando un disegno dinamico simile a una danza.

Il "levare" nei bhajan e nella cultura musicale indiana, non è come lo intendiamo nella nostra schematica cultura occidentale che per secoli ha privilegiato un canto "piano" con melodie e modulazioni più schematiche e dove il ritmo e gli strumenti a percussione erano banditi. Spesso le variazioni, in un contesto binario si svolgono con frasi miste a terzine di quarto e anche qui la definizione di chi scrive si adatta appena alla raffinatissima e sottile forma musicale. Possiamo trovare delle similitudini in certi tipi di Jazz, blues e funkie.

Ciò che in ogni modo si evidenzia è la straordinaria sensibilità e potenzialità del linguaggio musicale del bhajan in grado di "evocare" col tempo, in ognuno di noi, quella stessa sensibilità espressiva.

Un accento va posto inoltre sulla grande quantità di scale (raga) utilizzate anche all'interno dello stesso bhajan, la voce (anche nei canti più potenti) modula con grazia, legando con glissati laddove la melodia si addolcisce o "fiorendo in altri momenti in rapidi gruppi di note come in un perfetto disegno grafico, una danza, o un volo di uccello.

Analisi strutturale del Bhajan

Riga per riga si possono osservare diverse cose in un bhajan. A parte rare eccezioni, ogni bhajan ha in sé tre momenti chiave:

- Esposizione - Introduzione

- Dichiarazione

- Resa

Anche per assurdo non conoscendo i significati delle parole del bhajan che stiamo analizzando potremmo riconoscere nella "dinamica" di ritmo e melodia, questi tre elementi.

Esposizione : è il momento in cui il bhajan inizia ed il tema viene enunciato. Normalmente modula sulle note centrali. E' il momento in cui "si attira l'attenzione di Dio". Se desideriamo l'amore di qualcuno prima ci presentiamo. E' il momento in cui l'idea di Io è ancora forte e la relazione IO-TU domina.

Dichiarazione : La parte centrale del bhajan . La melodia modula su note più acute e normalmente all'interno vi sono le maggiori tensioni musicali. Dopo esserci presentati dichiariamo appassionatamente il desiderio di fonderci nell'Amato cosmico. La separazione diventa insostenibile.

Resa : Spesso è una variazione del tema (Esposizione) o addirittura una ripetizione. Come a rappresentare il ritorno del momento di "fusione". La struttura è, comunque, nel contesto del bhajan stesso, più dolce e viene sempre dopo la "Dichiarazione”. Questi tre momenti possono ricorrere anche più volte all'interno dello stesso bhajan o avere anche momenti intermedi tra l'uno e l'altro. La strutturazione del Bhajan in queste tre parti potrebbe aiutarci a riconoscere i momenti in cui possiamo esprimerci con più forza o più dolcezza permettendoci di entrare più profondamente nel sentimento del bhajan che stiamo cantando; può rappresentare inoltre una traccia per la composizione di nuovi canti.

Es:

Esposizione
Vinâyaka Vinâyaka
Vishvâdhâra Vinâyaka
Vinâyaka Vinâyaka
(Ponte - momento intermedio)
Siddhi Vinâyaka Bhava Bhaya Nâsha
Dichiarazione
Sura Muni Vandita Shrî Ganêsha
Sura Muni Vandita Sai Ganêsha
Resa
Vishvâdhâra Vinâyaka

 

 

Il sentimento

"Insieme con la melodia ed il ritmo, dovete mettere sentimento nel canto in modo che il bhajan sia una offerta sacra al Divino. Una Melodia (raagam) senza sentimento (bhaavam) è come infliggere una punizione (roogam). Rinunciando a presunzione ed esibizionismo, i bhajan dovrebbero essere cantati in uno spirito di umiltà e devozione. Questo è il giusto atteggiamento per cantare i bhajan."

E' forse l'aspetto più delicato e importante. Quello che nel canto devozionale offriamo a Dio è proprio il nostro sentimento spesso sepolto o nascosto tra le pieghe della nostra mente. Esprimere un sentimento autentico che sgorga dal cuore è un tappa fondamentale in questa pratica, soprattutto in questi tempi in cui gli esseri umani trovano difficoltà nella comunicazione più intima e profonda con se stessi e con gli altri. L'esercizio dell' espressione della dolcezza ha la funzione di evocare in noi la nostra vera natura (Premasvarupa).
L'interpretazione

Nella scuola bhajan si può sperimentare l'interpretazione e quindi il potenziale "evocativo" del bhajan su cui si sta lavorando. Gli elementi principali che costituiscono l'espressività di un canto sono DOLCEZZA e FORZA (Shiva e Shakti) e sono sempre presenti entrambi.

Quando il bhajan è dolce (come molti bhajan dedicati a Devi o a Rama), predomina la dolcezza che se non viene sostenuta da una dose di"forza" rischia di diventare una “lagna”. Allo stesso modo se il bhajan sarà più vigoroso (come quelli più "mantrici" dedicati a Shiva), una dose di dolcezza ne valorizzerà la forza. Con il timbro della voce più morbido, le modulazioni glissate (legando il passaggio tra una nota e l'altra) e i ritardi ritmici, si esprime la dolcezza creando geometrie musicali più rotondeggianti.Con la voce più forte e vibrante, accentando i tempi forti del ritmo si esprime forza.

Va logicamente considerato che ognuno di noi può essere portato a seconda del temperamento, verso un tipo di bhajan o un altro, ciò non toglie che "dolcezza" e "forza" sono due aspetti che vanno sempre sperimentati, nel loro equilibrio, in tutti i bhajan, da quelli più dolci a quelli Shivaici, più forti. Se, per esempio ci trovassimo a lavorare su un bhajan come "Subramanyam" che è molto potente, potremmo provare a "sentire" cosa succede ad aggiungere nel nostro canto un po' di dolcezza soprattutto nell'ultima riga, fino ad affinare la nostra sensibilità in un gioco di equilibri tra forza e dolcezza.

In questo aspetto della pratica è molto importante l'ascolto attento ed analitico delle registrazioni fatte nel mandir dai Bhajan leader di Puttaparti o Whitefield.

L'utilizzo della voce - il diaframma - i muscoli addominali

Il diaframma - I muscoli addominali

E' la prima parte dell'apparato respiratorio che si deve attivare durante la respirazione. Crea una decompressione che permette a bronchi e polmoni di riempirsi completamente d'aria e di controllare la continuità del suono durante l'emissione. Banalizzando, bisogna, durante l'inspirazione, dilatare la pancia e i muscoli di questa fascia fino ai reni, immaginando di avere un salvagente che si espande intorno a noi. Durante la fase di emissione, gli stessi muscoli spingono e la maggiore spinta viene dal diaframma posto sotto plesso solare, sempre in leggera tensione. Nello yoga, l'addome è il centro delle emozioni e all'altezza del plesso solare si trova il chakra che irradia luce.

Il respiro

Obiettivo: Calmare la mente e favorire la concentrazione.

Prima di cantare le tre OM, dopo averle cantate, alla fine di ogni bhajan, mantra o esercizio, si porta tutti insieme l'attenzione sul respiro. Il C.B. conduce: 'inspiriamo" - "ascoltiamo" (2 o 3 secondi) "...ed espiriamo". In genere, prima delle 3 OM lo si può fare tre volte, come se il respiro stesso fosse un mantra. Questo semplice atto aiuta a favorire l'interiorizzazione e la compattezza del gruppo. E' utile praticare questa respirazione ogni qualvolta si perde la concentrazione durante la scuola bhajan.

Ascolto in silenzio

Obiettivo: Sviluppare l'interiorizzazione

Al termine di esercizi o momenti di particolare intensità, dopo avere inspirato ed espirato insieme, è cosa buona ascoltare in silenzio per alcuni secondi. Ascoltare non significa fare meditazione, bensì porsi in un semplice atteggiamento di ascolto.Possiamo considerare "ESPRESSIONE" (Shakti - il canto) e "ASCOLTO" (Shiva - contemplazione), come il respiro dell'Essere. Come Sai Baba ci insegna, la dove c'è intensità di espressione (il canto), segue un momento di ascolto - contemplazione.

Conoscere il significato delle parole
"Quando cantate i bhajan, prestate attenzione anche al significato del canto ed al messaggio di ciascun nome e forma di Dio"

La lingua sanscrita, utilizzata nella maggior parte dei bhajan è carica di significati simbolici che spesso tendiamo a sottovalutare. La funzione del simbolo è utile a descrivere l'essenza di cose inesprimibili a parole.

Per fare un esempio i vari nomi di Krishna, raffigurano simbolicamente la perfezione della Divinità: Govinda, Gopala (pastore), Keshava (dalla bella chioma), Mana Mohana, Manohara (colui che affascina la mente), Giridhara, Govardhanodhara (colui che sostiene il monte Govardhana), Madhava (colui che distrugge l'illusione, l'ignoranza), Madhusudana (distruttore del demone Madhu, simbolo dell'ego), Radha Lola (amato da Radha Murari (distruttore del demone Mura), Murali Manohara, (colui che rapisce la mente col flauto) Murali Dhara (suonatore di flauto), Mukunda (colui che dona la liberazione), Panduranga (guida dei Pandava e, anche, immacolato). Perché tutti questi nomi? Perché ognuno descrive una qualità del Divino.

Comprendere il significato delle parole sanscrite che cantiamo nei bhajan, significa conoscere, meditare e sviscerare l'aspetto simbolico di una parola e non è certo una traduzione schematica che ci connette con il significato profondo del Nome. Per prendere confidenza con il glossario sanscrito, può essere utile prima di cominciare a studiare un bhajan dedicare alcuni minuti ad approfondire il significato delle parole contenute nel bhajan.

 

Memorizzare i Bhajan
Cantare i bhajan a memoria è di fondamentale importanza perché ci permette di mantenere la nostra attenzione sempre più concentrata su Dio. Si comincia dai bhajan più semplici e più corti. Quando si pensa di conoscere bene il bhajan, si chiude il libro e lo si prova a cantare a memoria. Ricordare di quante righe si compone il bhajan e con quale parola inizia ogni riga, può aiutare nella memorizzazione.